L'Arcano
XIII non ha nome, la tradizione compie l’errore di attribuirgli
in modo superficiale il significato, e a volte anche il nome,
della “Morte”, ciò condiziona profondamente
l'interpretazione dell'Arcano. La figura centrale è uno
scheletro munito di falce che, nella tradizione popolare, rappresenta
la morte. Di questo personaggio non viene indicato il nome ma
solo il numero, il 13, numero ambiguo, ora di buon auspicio,
ora no. La morte, infatti distrugge il corpo e tutte le dolcezze
della vita, ma anche il dolore e la disperazione.
Inoltre, questa carta numerata ma senza titolo risponde come
un'eco al Matto, che ha il nome ma non il numero: lo scheletro
dell'Arcano XIII potrebbe quasi essere quello del Matto visto
ai raggi X. Quindi, i due Arcani rappresentano due aspetti di
una stessa energia fondamentale: se il Matto è innanzitutto
un movimento, un apporto di energia, una liberazione, l'Arcano
XIII rievoca un lungo lavoro di pulizia e di purificazione che
prepara il terreno a una nuova vita. Dopo il lavoro di svuotamento
e di approfondimento svolto da L'Appeso, con l’Arcano
XIII il sacrificio è ormai consumato, l'Appeso è
caduto nell'abisso: la carta invita, quindi, a fare piazza pulita
del passato, una rivoluzione necessaria per il rinnovamento
e l'ascesi che condurranno gradualmente alla totale realizzazione
del Mondo.
E’ impensabile ridurre l'Arcano XIII al significato tradizionale
di "morte", vi si può leggere una grande trasformazione,
una rivoluzione, un cambiamento radicale.
Il personaggio dell'Arcano XIII con la sua falce vitale (rossa)
e spirituale (azzurra) sta lavorando sulla natura, sulla propria
natura profonda. Impugna la falce per il manico giallo, colore
dell'intelligenza: il lavoro è stato desiderato, pensato,
e ora viene portato a termine.
L'Arcano XIII corrisponde all'Imperatrice nella prima serie
decimale, Arcano III, e viene spinto dalla stessa energia esplosiva,
vitale, necessaria per la successiva stabilità apportata
dal quarto grado. Il passaggio attraverso l'Arcano XIII è
un processo di eliminazione che elabora e doma l'ego. Non si
tollerano più elementi inutili; i sistemi di valori e
i concetti limitanti che ci tengono prigionieri vengono aboliti,
ogni legame di dipendenza viene tagliato così che possiamo
riconquistare la libertà perduta, la stessa che ha come
simbolo primordiale II Matto.
Il suolo nero su cui lavora l'Arcano XIII ricorda la nigredo
dell'alchimia, oppure il fango da cui spunta il loto nella tradizione
buddista. Il nero è il colore dell'inconscio, del mistero
profondo. Sul suolo vediamo due teste incoronate, una maschile
e una femminile, non sappiamo se siano state mozzate oppure
se emergano dall'oscurità; in ogni caso, lo scheletro
si appoggia su di esse per poter avanzare. La nobiltà
profonda del maschile e del femminile appare qui sotto la forma
di due archetipi purificati. Inoltre, sono presenti sul suolo
nero piedi e mani, alcuni ben formati, altri imperfetti. Sono
stati mozzati? Stanno crescendo? In questo secondo caso potremmo
dire che il nuovo essere sta già affiorando in superficie.
Nella parte posteriore del cranio dello scheletro, tra le righe,
si intravedono le quattro lettere ebraiche Yod, He, Vav, He,
che compongono il nome divino. La somma di queste quattro lettere,
nell'alfabeto ebraico, dà il numero 26, il numero della
divinità, la cui metà esatta è 13.
Questo essere porta dentro di sé la divinità ma
non è totalmente divino, lavora sul piano dell'incarnazione.
Vi si può vedere un legame con la mitologia cristiana:
la figura di Gesù Cristo presenta la doppia appartenenza
umana (Gesù) e divina (Cristo).
Anche se porta dentro di sé l'azione divina guardiamo
con terrore l’aspetto dello scheletro con la falce, e
possiamo vedere come questo personaggio trancia a caso, senza
alcun rispetto per la bellezza della vita: una minaccia terribile
e inappellabile, come la morte ingiusta e senza pietà.
Ma la sua azione ci indica la via della trasformazione conducendoci
dalla mortalità all'immortalità della coscienza
individuale.
Tutti i riti di iniziazione di cui si ha memoria comprendono
una morte rituale. In Australia il giovane che vuole diventare
stregone viene lasciato solo e durante la notte gli spiriti
lo uccidono, gli tirano fuori viscere e organi che poi rimettono
a posto. Il giorno dopo al giovane neofita viene imposto un
altro nome, il suo nome vero che resterà segreto. I miti
greci ci parlano di uno smembramento del cadavere del dio Dioniso
da parte dei Titani che addirittura lo arrostirono finché
Zeus li fulminò e ordinò ad Apollo di ricomporre
il dio. Ricordiamo che a Dioniso erano dedicati i misteri dionisiaci
che assicuravano l'immortalità agli adepti. L'Odissea,
l'Eneide, la storia di Gilgamesch (l'eroe babilonese che ricercava
l’immortalità) e un'infinità di miti, testi
sacri di qualsiasi religione, nonché opere d'arte di
carattere iniziatici, come per esempio la Divina Commedia, hanno
per argomento una discesa nel mondo dei morti che porta ad un
radicale cambiamento del protagonista, una trasformazione nel
senso di acquisizione di tutte le capacità che prima,
nel vecchio uomo, erano solo latenti e non ancora in grado di
aprirsi al divino, perché mescolate ad impurità.
La discesa nel regno dei morti significa perciò andare
fino in fondo a se stessi, nelle oscurità della propria
natura, là dove Jung chiamava “la caverna degli
assassini” che ogni uomo ha dentro e deve guardare.
L’Arcano XIII è la carta di Saturno, rappresentato
come un vecchio perché simboleggia il primo metallo terrestre
che genera tutti gli altri, così come Saturno era il
padre di tutti gli altri dei; secondo Fulcanelli questo metallo
è il solvente naturale degli altri, secondo il mito greco
Saturno divora i suoi figli. Abbiamo visto che anche il dio
Cronos faceva ciò e non c'è da stupirsi perché
entrambi i mitici vegliardi hanno a che fare col tempo che tutto
divora e consuma.
Saturno è rappresentato con una falce ed è il
dio dei morti, quello che governa il mondo infero. Però,
contemporaneamente, è anche il dio delle messi e gli
antichi avevano posto sotto al suo dominio la famosa età
dell'oro, epoca mitica nella quale gli uomini vivevano felici
amandosi e rispettandosi reciprocamente senza dolori, problemi,
paure e privazioni. Ed è poi l'epoca che si cerca di
ricreare sulla terra non andando indietro ma avanti, attraverso
la morte, per eliminare le impurità che ne ostacolano
il manifestarsi, il rivelarsi. La tredicesima carta quindi rappresenta
il momento della dissoluzione totale di tutto l'essere per arrivare
alla luce.
Spesso i contadini, dopo il raccolto, bruciano il campo per
eliminare le stoppie insieme alle erbacce e prepararlo così
concimato alla semina: il seme nel suolo oscuro subisce trasformazioni,
l'umidità lo attacca, lo gonfia e sembra distruggerlo:
tuttavia, senza questo passaggio al nero, non è possibile
che cambi stato perdendo le sue caratteristiche di seme per
diventare germoglio. Inoltre, come la potatura del ramo secco
produce nel nuovo ramo che spunterà più foglie,
fiori e frutti, così la morte radicale del vecchio uomo
permette la nascita, anzi la rinascita, del nuovo.
La Morte indica perciò un radicale cambiamento di stato,
un cambiamento che avviene solo se muore il precedente modo
di essere, una trasformazione. Il passaggio può essere
doloroso, difficile, può gettare nella disperazione,
nella malinconia, nel turbamento, ma è comunque indispensabile
per l'evoluzione spirituale.
Interpretazioni carta al diritto:
Questo Arcano richiede una particolare delicatezza nell’interpretazione,
infatti alcuni consultanti si spaventano nel vedere questa carta.
Tuttavia, non rimanda a predizioni negative, ma indica una grande
trasformazione e cambiamenti, il necessario abbandono del passato
per accedere a un futuro nuovo. Non è detto, naturalmente,
che si tratti di un cambiamento indolore: vedere crollare le
proprie illusioni, chiudere col passato, troncare legami o abitudini
consolidate provoca sempre sofferenza. Tuttavia, quando si desidera
un cambiamento, l'Arcano XIII lo provoca con una tale rapidità
che può dare un grande sollievo.
A volte, l'Arcano XIII esprime il bisogno di manifestare un'energia
che, per il momento, non sa esprimersi positivamente.
Dal punto di vista affettivo all'interno della coppia avviene
un drastico cambiamento, nel senso di un'azione forte, un chiarimento
che porta a riunire la coppia oppure, quando questo non sia
più possibile, una rottura dolorosa ma positiva per l’evoluzione
individuale
Dal punto di vista professionale può indicare un cambiamento
di lavoro, un’ impresa condotta a termine dopo aver superato
una serie di ostacoli.
Può indicare una persona solitaria, una persona che si
rifà una vita dopo un grandissimo dolore.
Interpretazioni carta al rovescio:
L'arcano capovolto segnala che il declino è ormai al
termine e si capovolge anche l’aspetto negativo dell’eventuale
sofferenza legata al cambiamento. Indica, quindi, rinnovamento,
rigenerazione, evoluzione della personalità. Passaggio
da una situazione all'altra in senso positivo. Nuovi progetti
e progetti creduti irrealizzabili inaspettatamente si concretizzano.
Nuovi spazi, nuove conoscenze, nuove situazioni. Rinascita sia
mentale che emozionale, rigenerazione energetica.
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