L’Eremita
è l’arcano numero nove. Il numero nove annuncia
sia una fine che un principio. Dalla perfezione dell’Otto
l’unica evoluzione possibile è la crisi e il passaggio
verso l’ignoto. Come il bambino, al nono mese di gravidanza,
si accinge a nascere, così l’Eremita accetta di
abbandonare la perfezione per mettersi in moto senza sapere
in quale direzione andare. L’Eremita sembra camminare
all’indietro, il suo sguardo è volto in direzione
della Giustizia, conclude così il suo rapporto con il
passato in maniera attiva e diventa ricettivo verso un futuro
ancora ignoto. A differenza del Papa che tendeva a un ideale
conosciuto, l’Eremita rappresenta un passo verso l’ignoto.
Il Nove è un numero sia attivo (dispari) che ricettivo
(divisibile per 3), rappresenta quindi una rottura ma anche
una grande saggezza.
Nei tarocchi di Marsiglia l’Eremita è rappresentato
da un vecchio avvolto in un mantello che procede solo per la
sua strada facendosi luce con una lanterna tenuta alta nella
mano destra, mentre con la sinistra si appoggia ad un bastone.
La lanterna può essere considerata simbolo di Conoscenza.
La luce della lanterna potrebbe essere una luce interiore, una
conoscenza segreta riservata agli iniziati, o al contrario una
fonte di saggezza offerta ai discepoli che vanno alla sua ricerca.
Così come la carta racchiude l'ambivalenza tra azione
e ricezione, questa luce può essere attiva, un richiamo
a destare la coscienza dell'altro, oppure ricettiva, l’Eremita
va dritto per la sua strada senza chiedere luce a nessun'altro
che a se stesso.
Il lungo bastone simboleggia il cammino che si è scelto,
il pellegrinaggio. I piedi dell’Eremita sono nascosti,
il bastone è dunque l'unico contatto con la terra e sembra
captarne l’energia: si ha l'impressione che l'energia
terrestre passi per il bastone per arrivare allo spirito dell'uomo.
L’Eremita cammina un po' curvo, con prudenza e lentamente;
dal suo viso traspare una saggezza acquisita negli anni, distaccandosi
dal mondo e rinunciando alle vanità mondane; lo dimostra
anche il suo abbigliamento, essenziale, ma non povero né
lacero. Anzi, si indovina che la stoffa interna del mantello
sia più preziosa di quella esterna, manifesta espressione
che le ricchezze interiori sono assai più preziose di
quelle esteriori. Come La Papessa, l'Eremita è un personaggio
tutto coperto di tessuti. Gli strati di vestiti suggeriscono
il freddo, l'inverno, caratteristiche saturnine che di solito
gli vengono attribuite e rimandano anche a una certa freddezza
della saggezza, all'intima solitudine dell'iniziato. Vi si possono
anche vedere gli "strati" del vissuto, così
come le numerose linee che ombreggiano i suoi abiti possono
venire interpretate come il segno della sua grande esperienza.
I capelli e la barba azzurri lo rendono simile all'Imperatore,
che qui avrebbe perduto o abbandonato il trono, vale a dire
l'attaccamento alla materia. La porta della Giustizia è
stata superata, ma il trionfatore non è più tale:
si è trasformato in un vecchio eremita, l'eterno errante
alla ricerca di qualcosa che ci fa venire in mente Diogene.
La leggenda narra che Diogene si aggirasse con una lampada in
mano e a chi gli chiedeva che cosa cercasse, rispondeva: "cerco
l'uomo". E questa è la cosa che anche il nostro
Eremita sembra cercare.
Il bastone testimonia anche le prove superate, ma esse non sono
di ordine pratico: sono prove di iniziazione cui si può
solo alludere, perché il mistero non va svelato. Infatti,
sta a ciascuno di noi trovare il proprio destino. Si noti anche
l'ortografia del nome: l’Eremita, scritto spesso con l’
”H” iniziale (L'Hermite) evoca Hermete Trismegisto,
il signore degli iniziati. Inoltre, il Nove è il numero
tradizionalmente riservato all'Iniziazione: la porta aperta
dall'Otto dà la capacità di pesare il giusto e
l'ingiusto, il bene e il male, non in modo arbitrario bensì
inserendosi in una visione armonica più alta, in un equilibrio
cosmico. Solo dopo aver acquisito questa capacità si
diventa capaci di orientarsi da soli. Non si tratta più
dell'adesione profonda ma statica espressa dal Papa: là
si trattava di un sì o di un no proveniente dal profondo
nel momento in cui si scopriva il contatto con l'Altro. Qui
invece la legge interiore diventa norma che guida il cammino:
l'iniziato è in grado di muoversi da solo, non ha altra
guida che se stesso.
Ricordiamo come ogni civiltà, ogni religione abbia avuto
i suoi riti di iniziazione: prove difficili, cruente, che mettevano
a dura prova tutta l'energia, il coraggio, la pazienza, la perseveranza
del neofita. La carta indica, quindi, che lo sforzo per raggiungere
una meta deve essere proporzionale all'intensità del
desiderio e alla difficoltà dell'ostacolo: niente è
impossibile con qualche aiuto se ci si sforza e lo si vuole
a sufficienza.
L'Eremita rappresenta, anche, la Prudenza, una delle Virtù
tra le più difficili da praticare e tuttavia necessaria.
La prudenza deve essere intesa come una vigilanza sempre pronta
in grado di cogliere il momento divino nella vita quotidiana.
La carta indica che non bisogna aspettarsi aiuto dall'esterno,
ma andare avanti da soli senza cercare consensi; infatti è
nella solitudine che Dio si manifesta più frequentemente.
L'Eremita, a differenza del Papa, non si rivolge alle folle
per divulgare la sua sapienza, ma si lascia avvicinare soltanto
da autentici discepoli cui si apre dopo essersi accertato che
siano in grado di comprenderlo, perché è alla
ricerca del vero uomo. L'isolamento è per lui una condizione
necessaria per entrare in sintonia con l'Universo e con i propri
simili. In atteggiamento umile, con la schiena curva, l'Eremita
non ha intenzione di predicare né quella di mostrare
che la sua via è la sola giusta. L'Eremita è la
lama del cammino interiore, dell’illuminazione personale.
Interpretazione carta
al diritto:
L'Eremita è il Tempo che lavora a favore
dell'uomo e che prima o poi porta quanto si cercava. Questa
carta si riferisce a tutto ciò che è destinato
a un'evoluzione poco manifesta ma profonda, segreta, come la
gestazione invernale del seme nella terra. Rappresenta anche
la prudenza, la discrezione, la riservatezza, la pazienza, la
costanza, il senso del dovere. È l'arcano della saggezza,
della concentrazione, della metodica ricerca della verità.
Quando nel gioco esce questa carta, probabilmente la situazione
esistenziale del consultante non è entusiasmante: si
sente stanco, demotivato, provato dagli ostacoli, ma le forze
sono dalla sua parte e lo invitano a resistere e a non abbandonare
l'opera iniziata. La figura dell'Eremita diritto è sempre
positiva: assicura buoni consigli, parole sagge e sincere, chiarimenti
preziosi per il consultante; tutte le iniziative avranno sviluppo
lento ma esito positivo, perché la via intrapresa è
senz'altro quella giusta.
Dal punto di vista affettivo indica un amore puro, profondo
e disinteressato, fondato sulla comunanza spirituale; il rapporto
è solido e destinato a durare nel tempo. Può rimandare
anche a un periodo temporaneo di solitudine, utile a veder chiaro
in se stessi circa le proprie intenzioni e i propri sentimenti
verso il partner. Dal punto di vista professionale i risultati
non sono immediati ma sono positivi e invitano a perseverare.
L'Eremita raffigura sempre una persona anziana, o almeno spiritualmente
matura, in grado di venire in aiuto nei momenti di bisogno.
Può trattarsi di un maestro spirituale, per esempio un
sacerdote, una guida saggia, un amico fedele, più frequentemente
è il padre, il nonno, un parente anziano, un antenato.
Interpretazione carta
al rovescio:
Quando si presenta capovolta o abbinata a carte
fortemente negative, l’Eremita agisce nel senso della
perdita, della regressione, oppure il processo evolutivo si
arresta in una situazione di stasi; il ritardo appesantisce
ulteriormente una situazione già compromessa e qualsiasi
realizzazione pratica in cui si sperava viene meno. Indica anche
paura della realtà e del confronto con essa; una solitudine
non scelta ma subita. Il consultante è timido, timoroso,
diffidente, rifugge il contatto con gli altri, si compiace del
proprio sapere, rinchiuso nella sua torre d'avorio.
Dal punto di vista affettivo prevale la paura del coinvolgimento
e di un impegno sentimentale, difficoltà a manifestare
i propri sentimenti.
Dal punto di vista professionale prevale insoddisfazione riguardo
al lavoro, pesante o mal pagato, gli studi proseguono a rilento,
gli esami vengono rinviati per paura di esporsi.
Può anche rappresentare un vecchio solitario che non
vuole dividere niente con gli altri, una persona abitudinaria
e nemica dei cambiamenti, pessimista; si tratta in genere di
un individuo ipocrita, negativo per il consultante.
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